16. Racism
Se e quando si tratta di razzismo sono sempre questioni dense.
Nella versione audio ne affronto più di quanto non si possa scrivere per non abusare della tua pazienza nel leggere.
Joe Feagin, sociologo americano, ha sviluppato la teoria del razzismo sistemico, basata su studi di intellettuali neri come Frederick Douglass e W.E.B. Du Bois. La teoria sostiene che gli Stati Uniti siano fondati sul razzismo, con la Costituzione che trattava i neri come proprietà dei bianchi. Feagin afferma che il razzismo sistemico permea ogni aspetto della società americana: economia, politica, istruzione e altro, perpetuando il potere e i privilegi bianchi.
Il razzismo odierno, secondo Tricia Rose, è un "metarazzismo", un intreccio di politiche che generano disuguaglianze su larga scala. Sebbene non si vedano più le leggi Jim Crow, la discriminazione è ancora profondamente radicata, come dimostrano episodi recenti e la lotta per l'eliminazione dell'Affirmative Action nelle università. La disuguaglianza razziale si manifesta in vari ambiti: dall'istruzione alla proprietà immobiliare, dove le famiglie nere sono spesso svantaggiate.
Il concetto di Stand Your Ground è emblematico del razzismo sistemico: leggi che permettono di uccidere per "autodifesa", spesso usate per giustificare omicidi di persone nere, come nel caso di Trayvon Martin. Altri esempi includono discriminazioni nelle banche e nel mercato immobiliare, che minano la possibilità delle persone di colore di accumulare ricchezza.
Il razzismo sistemico non può essere combattuto solo con la buona volontà individuale: è una questione di politiche e strutture sociali che agiscono per mantenere le disuguaglianze.
Appunto, ha a che fare con “il sistema” ed è una questione complessa.
Così come sembra complessa la questione e come è altrettanto attuale. C’è una cosa che sembra accaduta tantissimo tempo fa, quel primo dibattito fra il Presidente uscente Biden e il suo opponente Trump. Ora se la contrapposizione non è più quella fra Joe Biden e Donald Trump è bene tenere presente quanto ha affermato il secondo.
Nel primo dibattito presidenziale del 2024, Donald Trump ha nuovamente usato una retorica razzista, definendo Joe Biden un "cattivo palestinese" e ripetendo lo stesso insulto contro il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer. Questi commenti seguono altre dichiarazioni incendiarie rivolte a immigrati senza documenti, parte di una campagna presidenziale che si alimenta di retorica nativista e divisiva. Trump sfrutta le persistenti correnti sotterranee di razzismo nella società e nelle istituzioni americane, come dimostrano decisioni recenti della Corte Suprema e di altri organi governativi che hanno avallato politiche discriminatorie, come il gerrymandering razziale in South Carolina e le revisioni scolastiche che minimizzano la schiavitù.
Molti repubblicani di spicco, inclusi personaggi come Nikki Haley e Mitch McConnell, hanno espresso sostegno per Trump, nonostante la sua retorica razzista, e vi è stato scarso dissenso all'interno del partito. Alcuni politici repubblicani appartenenti a minoranze, come il senatore Tim Scott, hanno addirittura attaccato i critici, accusando i liberali di essere i veri razzisti. Questa tendenza alla negazione del razzismo si estende anche a iniziative educative in vari stati, che cercano di riscrivere la storia della schiavitù e delle relazioni razziali negli Stati Uniti.
Il presidente Biden ha iniziato a reagire a questa ondata di razzismo, denunciando la supremazia bianca in discorsi pubblici, come durante una commemorazione dell'Olocausto e in occasione del Juneteenth. Tuttavia, il razzismo negli Stati Uniti resta un problema sistemico e diffuso, che minaccia diverse minoranze. Le politiche proposte da Trump, tra cui un’ulteriore stretta sull'immigrazione e l'abolizione dei programmi di diversità e inclusione, potrebbero avere conseguenze devastanti per le comunità di colore se dovesse vincere un secondo mandato.
A proposito di quanto sta accadendo (relativamente) pochi giorni prima delle elezioni presidenziali americane il mio suggerimento è quello di seguire quanto sta esponendo Fabio Germani in una serie di articoli sul tema USA 2024
E poi c’è Dan Kimboroug che ha lavorato nell'ambito dell'educazione alla diversità e nel campo della Diversità, Equità e Inclusione (DEI) per circa 25 anni, con una forte passione per la comprensione delle differenze culturali e per aiutare le persone a usarle come punto di crescita comune.
Ha iniziato come mediatore di conflitti durante il liceo in Indiana, mediando oltre 100 conflitti nel suo ultimo anno. All'università, ha studiato psicologia e media, specializzandosi in negoziazione di conflitti e mediazione, lavorando nel Consiglio di Risoluzione dei Conflitti della sua città. Durante gli studi di laurea, Dan ha presentato ricerche su ruoli di genere nei media e sull’impatto del divario digitale sulle comunità emarginate, realizzando anche il suo primo documentario, “30 Years of Title IX”, dedicato alle atlete universitarie.
Dopo la laurea, ha lavorato come direttore di residenza all'Università di Syracuse, dove ha contribuito a creare una compagnia teatrale incentrata sulla diversità, utilizzata per discutere e affrontare temi sensibili. Ha anche collaborato alla formazione del personale per gestire conflitti culturali tra gli studenti.
Nel 2008, Dan si è trasferito nel nord-est della Pennsylvania (NEPA) per insegnare alla Misericordia University, dove per dieci anni ha tenuto corsi di alfabetizzazione mediatica, critica dei media e comunicazione interculturale. Ha partecipato a conferenze nazionali su temi come la rappresentazione delle donne nei media, l'equità nei creatori di contenuti e l'accesso al voto per le persone disabili.
Durante il suo incarico, ha creato il programma "Misericordia University Multicultural Education" per colmare il vuoto nell'educazione multiculturale e ha co-gestito club e programmi per sostenere gli studenti minoritari. Ha anche partecipato a viaggi di missione e progetti Habitat for Humanity, lavorando con studenti per comprendere culture diverse.
Dal 2020, Dan lavora come consulente DEI, offrendo formazione su argomenti come il razzismo sistemico e i pregiudizi impliciti. Fa parte di diversi consigli locali in NEPA e produce il podcast "Systemic", che esplora il razzismo sistemico in America: qui il primo episodio.
Lo avevo detto che era densa questa volta.
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