20. Philosopher
La scorsa volta abbiamo parlato di New York e di un “dettaglio” di New York, l’anno 1994.
Se NAS è il poeta maledetto delle strade e Notorious B.I.G. è l’antesignano dell’influencer (nelle accezioni positive che si possono applicare a questo “neologismo”), il life coach prima che inventassero il termine, il riferimento per una fotografia dell’America che poteva garantire profitto se venduta alle persone giuste “no matter what” come direbbero loro.
NAS e Biggie sembrano due posti così lontani, ma se guardi dentro la cultura hip hop ti rendi conto che quasi nulla è lontano.
Non sono le 41 ore di auto che separano il poeta maledetto e il life coach dal filosofo, dal figlio di un’attivista delle Pantere Nere che adora Shakespeare, la voce che la gente voleva ascoltare.
Quella di Tupac Shakur.
Quello che non mi interessa a nessuna latitudine sono tutti i fiumi di inchiostro, le speculazioni, le teorie che sono state sviluppate sulla faida tra la East e la West Coast, sul suo epilogo di sangue e sui film (secondo me imbarazzanti) che ne sono stati tratti. Qualcosa che incontra la mia prospettiva è stato spiegato in tempi non sospetti da Mookie, la newsletter di Fabio Germani.
Questa la chiudiamo qui.
Perché alla fine questa volta si parla di “quell’altro”, quello del movimento T.H.U.G. L.I.F.E. (The Hate U Give Little Infants Fucks Everyone, chiarissimo), quello del manifesto che trovi intero nella versione audio, quello che le sue storie le racconta a cavallo tra le presidenze di Bush e Clinton con la consapevolezza di vivere in un’America politicamente proiettata sulla Terza Via.
Terza Via che, se la mettiamo nel campo delle scienze politiche, ha una definizione abbastanza chiara:
La Terza Via è un’alternativa trasversale tra neoliberismo e socialdemocrazia. Una concezione politica, per farla semplice, che riconosce gli individui di un contesto sociale quali socialmente interdipendenti e si spende in difesa della giustizia sociale, della coesione sociale e dell’uguaglianza di tutti i cittadini e le pari opportunità. Promuove l’aumento della distribuzione di abilità, capacità e mezzi di produzione concentrandosi sul raggiungimento del pareggio di bilancio fornendo pari opportunità ed enfatizzando le responsabilità morali degli individui, decentralizzazione del potere governativo, incoraggia gli accordi economici tra funzioni pubbliche e private investendo nello sviluppo umano e nella ricerca, tenendo ben presente la protezione del capitale sociale insieme alla salvaguardia ambientale.
Ma sto divagando, quello su cui voglio mettere l’attenzione è una cosa successa tra il 2012 e il 2015 ma per il mondo è accaduta per davvero il 15 marzo 2015.
Un disco di un’ora e venti, ‘To Pimp A Butterfly’, che mette in relazione diretta un (allora) giovane rapper, tale Kendrick Lamar con Tupac Shakur quasi come a fissare il passaggio di testimone. E visto cos’è successo ultimamente con qualche spiritoso che ha preso Tupac per strumentalizzare altro, c’è da credere a questo passaggio.
Kendrick Lamar e Tupac Shakur sono legati da un'influenza profonda, un filo quasi mistico che unisce due figure di epoche diverse ma con un'unica missione: dare voce e dignità alla comunità afroamericana attraverso l'arte e l'attivismo. Nonostante Lamar e Shakur non si siano mai conosciuti direttamente, l'influenza di Tupac ha accompagnato Lamar fin dai suoi primi passi nella musica, e ha raggiunto il culmine in“Mortal Man”, una traccia nella quale Lamar campiona l'audio di un’intervista reale di Tupac, creando un dialogo potente e immaginario sulla resistenza e sul futuro della comunità nera americana.
Lamar ha raccontato di aver avuto una sorta di “visione” di Tupac, come se l'artista scomparso fosse comparso durante il sonno, lasciandogli un messaggio di continuità e incoraggiamento: “Keep doing what you doing, don’t let my music die” (Continua a fare ciò che fai, non lasciare che la mia musica muoia). Questo evento è diventato per Lamar una sorta di chiamata a raccolta, convincendolo a comporre un album che fosse non solo musicale ma anche simbolico. Lamar lo ha interpretato come una sorta di investitura per portare avanti il messaggio di Tupac, ma con la propria voce e nei tempi moderni.
Ricordo quando eri indeciso
E abusavi della tua influenza.
A volte ho fatto la stessa cosa:
Ho abusato del mio potere, pieno di risentimento.
Risentimento che si è trasformato in una depressione nera.
Mi sono trovato a urlare in una stanza d’albergo.
Non volevo autodistruggermi,
Il male di Lucy tutto attorno a me.
E così sono corso via in cerca di risposte
Finché non sono arrivato a casa.
Ma mi sento ancora in colpa per essere sopravvissuto.
Cammino in cerchio
Provando a convincermi di essermi meritato i miei gradi,
O forse le fondamenta dei miei ottimi voti.
Ma mentre i miei cari stavano combattendo
Una guerra costante in città
Io stavo entrando in un’altra.
Una guerra basata sull’apartheid e sulla discriminazione
Che mi ha fatto venire voglia di tornare in città per raccontare alla mia gente quello che avevo imparato.
La parola era “Rispetto”.
Solo perché indossi un colore legato a una gang diversa dalla mia,
Questo non significa che io non possa rispettarti in quanto nero,
Dimenticando tutto il dolore e la sofferenza che ci siamo causati reciprocamente in queste strade.
Se io ti rispetto, potremo unirci e impedire che il nemico ci uccida.
Ma non so, non sono un mortale, forse sono solo un altro negro”.Merda, è tutto quello che ho scritto.
L’avrei chiamata Un altro negro ma, non è davvero una poesia, per me era come se fosse qualcosa in cui, semplicemente, puoi ritrovarti. Oltre a questo, ora che ho finalmente l’opportunità di parlare con te: ho sempre voluto chiederti di una certa situaz-, di una metafora, in realtà. Parlavi del terreno: che cosa intendevi? Che cosa rappresenta il terreno?
Il resto della traduzione di ‘Mortal Man’ e di ‘To Pimp A Butterlfy’ lo puoi trovare qui e ti segnalo anche uno scritto breve di Monica Miller del 2015 che inquadra la cosa perfettamente.
E di Kendrick Lamar ne parliamo la prossima volta.
Più avanti parleremo anche di Che Noir, quella rapper che da Buffalo sta facendo cose bellissime ma che apparentemente non ha il riscontro e il rispetto che le sono dovuti. Lei intanto non si scoraggia e proprio lo scorso fine settimana ci ha regalato un Ep che è una meraviglia e che trovi qui sotto insieme all’intervista più recente che sono riuscito a raccogliere sulla rete per entrare nel suo mondo (o per fare un giro al volo a Buffalo che è un postaccio, ma dicevo ci andremo sopra più tardi).
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